domenica 27 settembre 2009

Ci vorebbe un detergente per vetro

Le provo sempre tutte. Le parole.
Le cerco, le trovo, le valuto, mi ci innamoro, mi ci perdo, ci immmergo gli arti, le peso, le annuso, le assaggio, le lecco, le parlo, le rido, le nascondo, ci gioco, le sbiascico.
Ma spesso le dimentico.

Dimentico i dittonghi, e dimentico dove vanno gli accenti, dimentico le h, e non uso gli apostrofi.
Che smacchi grammaticali. Oh, me misero me tapino.
Dimentico le regole base, dimentico quei sottili sentieri invisibili che uniscono tutto.
Vorrei si aprisse, la testa. La mia.

Vorrei che s'aprisse e da li uscisse tutto, per ripulirla. Per riempirla di nuovo. Pulire, riempire. Pulire, riempire. Pulire, riempire.

Mi sono stufato di delineare ogni dolcezza e ogni tristezza di queste giornate.
Mi sono stufato di cercarla, la dolcezza.
Mi sono stufato di non trovare mai dei riscontri, tangibili. Toccabili. Delineabili a vista. E a vita.
Rimane sempre tutto chiuso in una teca di vetro piena di impronte digitali non mie. E con l'allarme inserito.
Ci vorrebbe un detergente su questo vetro.

Mi sono stufato di vedere le cose da fuori, senza poterci mettere mano.
Mi sono stufato di dover staccare i rimasugli dalla lingua e di sputarli.
Mi sono stancato di scappare dopo averci provato.
Non mi voglio far catturare, ma se è questo che volete...beh, sapete dove trovarmi..

Perché non mi venite a prendere?

Quante possibilità ho?
Quanta vita ho ancora?

Ricercando la felicità sto iniziando a perdere il conto.

lunedì 21 settembre 2009

Spaesato e vagamente accentuato nell'inaridimento.

101 post senza accorgersi, e senza festeggiare al 100esimo.
La Bongiornata: alleegriia!




Non ho mai fatto niente di male.
E si, questo lo dico io.

Che direbbero tutti? Che direbbero? Come la penserebbero se qualcuno glielo chiedesse? O se io glielo chiedessi? Come reagirebbero? Con che espressioni modellerebbero il proprio volto? Vergogna? Rabbia? Paura? Verità? Bugia?

Capirei senza che parlassero? Potrei mai capire?
E potrei mai reagire?

Ho conosciuto persone, ombre, muri di pelle, buchi di pelle, pelli ripiene, pelli svuotate, involucri, o solo ripieni, facce con e facce senza occhi, uomini senza più la lingua, donne senza più i denti, ragazzi persi, ragazzi che sa stringono tutta addosso la loro paura di fare a meno di quella che loro credono la loro vita, madri che non conoscono o nemmeno immaginano, padri che, lungimiranti, si legano addosso una progenie deviata, badanti che fanno causa alle proprie datrici di lavoro, bambini felici, bambini timidi, bambine sorridenti, nipoti perfette, amici fidati, amici svaniti, amici morti, cantanti esaltati, titolari di partite iva e di carte di credito illimitate, baristi più ubriachi dei clienti, uomini da due lire, uomini da milioni di euro, piromani dell'incendiarsi la faccia, uomini che hanno picchiato i gomiti scivolando indietro, uomini senza più palpebre, e senza il bisogno di inumidirle ogni tanto.
Per quello ogni tanto piove, ma per il resto?

Siamo esseri vuoti? Pieni? Mezzi ottimisti o mezzi pessimisti?

Chiediamolo alla pioggia. Chiediamolo al mondo. Risponderanno entrambi con altre domande.
Risponderanno tutti con altre domande o altre gocce. E per primo chiederanno il perché. Perché?

Catapulteranno ogni vaga parola nelle nostre orecchie.
E noi vaghi svaniremo.

Camminiamo, salutiamo, ripartiamo, aspettiamo turni, orari, appuntamenti dal dentista, guardiamo nuove serie tv, e capiamo i volti;

Aspettiamoci pure di impazzire.
E salviamoci prima del prossimo tuono.


domenica 13 settembre 2009

l'odio procura solo altro odio- Episodio 3: la fuga

[....]

tu non sbagli mai?

io non sbaglio mai. io voglio tutto. io non sbaglio niente e mai. ne sono sicuro.

ma fuggi sempre quando lo spettacolo inizia.questo è ciò che fai. sbagliare e scappare. tu credi sia giusto?

credo piuttosto sia conveniente. giusto o sbagliato non saprei effettivamente, direi conveniente, una chance per la quale approfittare. ogni lasciata è persa, no?

appunto, tu lasci, e tu perdi.

No io approfitto, non lascio. Se abbandono è perché proprio non ne vedo motivo. Di continuare. Ti senti mai fuori posto? o obbligato a star li seduto contro il tuo volere?

Oh, a voglia.

Ecco. Quello non è lasciare, quello è fregarsene. E fregarsene è più che consentito.
E' d'obbligo quando lo ritengo necessario.

Ho sempre pensato che affrontare problemi fosse la priorità. In realtà la priorità sarebbe evitare di procurarseli, evitare di fare ricchezza di tutti gli attimi, questa avidità di momenti. Forse hai ragione. Evitare, quando evitare non significa scappare, o lasciare.

Ho ragione, punto.
Fregatene. Futtitinn'. Futtitin'. Futtitin'.



L'imperativo è dare fuoco alla vita, ma non troppo. Si rischierebbe di farsela piacere troppo alla lunga.

Domani pioverà, avete visto?

venerdì 4 settembre 2009

uccelli della notte

Mi state guidando, uccelli della notte.
Mi state guidando su un cumulo di macerie, e sopra c'è una croce.
Mi avvicino e vedo scritto il mio nome in maiuscolo, sottolineato, cancellato.
Si legge lo stesso. e sotto, in piccolo, c'è scritto valoroso.
Ci piace ricordarlo così. Che scrive con l'incombenza di sole 4 ore di sonno prima di un lavoro, che è pur sempre temporaneo, ma che è pur sempre un lavoro.

Non è la mia massima aspirazione l'imbianchino ma senza soldi è tutto buono.

Ho chiacchierato con un caro amico stasera sulla mia situazione emotiva ultimamente. E sono proprio una merda. Le batoste sono sempre dietro l'angolo, l'ho sempre saputo, ma così prepotentemente non avrei mai pensato. Ci sto saltando fuori, ora sto iniziando a respirare fuori dall'acqua. Non mi smentisco mai.

Credo che queste siano le prove che il dio del caso vuole proporci, e che vuole vedere se affrontiamo o no. Se non le affrontiamo siamo le merde. Se le affrontiamo e vinciamo siamo fighi, se le affrontiamo e perdiamo siamo merde comunque, come non aver accettato. Che non è poi così giusto, no?

Fatto sta che saremo sempre pronti di nuovo. D. dice che queste cosidette prove servono a modellarci, a formare quello che saremo nel tempo, a correggere quello siamo, a non essere quello che non dobbiamo essere. Come Demi Moore coi vasi di Patrick Swaize. Senza che ci siamo i fantasmi però.

Modellarci.
Che è poi quello che vorrei fare ogni giornomomentoattimo. Accetterò di doverlo fare da solo. E accetto questa nuova sfida. Con piacere e, una volta tanto, con fierezza.

Perché non tutta la merda viene per puzzare.
O meglio, magari poi la puzza passa.



Alla voce, Ste.

mercoledì 2 settembre 2009

l'aldilà esiste eccome

Credo nell'aldilà, ci sono stato l'altra sera.
Un Lunedì da coglioni, e niente che mi rendesse Leone a causarlo.
Sono scivolato su una lastra di illusione pazzesca. Ammetto lo scivolone, mi rialzo, ridacchio per sminuire la figura, e porto a casa tutti i burattini, tutte le caramelle, tutta la sabbia rimasta nel risvolto dei pantaloni, tutta la fierezza di esserci arrivato a pochissimi mm. Dalla gioia.
Ora posso ridacchiare. E piangere su tutto quello che sarebbe potuto essere. Ma non lo farò. E non lo farà. Ho per fortuna, o purtroppo, imparato ad accettare quello che arriva, tutto.
Non per svogliatezza. Nè per stanchezza, nè per menefreghismo.
Ma perché m'accontento, e se una cosa capisco che non la posso raggiungere, devo, ahimè, lasciarla perdere. Con la complicazione del "non completamente". E' questo non completamente che esplode. E non è nemmeno troppo nascosto. Anzi, nascosto malissimo. Ho pensato potessi essere tutto quello che avevo sempre desiderato. E probabilmente lo sei, non sarei mai stato così pendente stavolta se non c'avessi creduto davvero. Ma non posso pretendere nulla, nessuno lo può fare al mondo, nessuno dovrebbe. Chi sarei io per andare così contro tutte le correnti?
Ci prenderei pure la scossa sfigatello come sono. E in fondo l'hai detto: perché giocarcelo? forse come m'accontento io anche tutti voi vi accontentate di me per quello che a volte vedete.

Avevo solo creduto potessi essere la ragione che ho sempre cercato, e che mi sono accorto poi essere sempre stata li. "Li".
Resterà così per me, per certi versi.
Quei certi versi per cui non lascierò mai all'oblio questa faccenda. I ricordi brutti vanno in un cassetto tutti sparsi, senza nemmeno un elastico a unirne i capitoli comuni. Nemmeno una graffetta. Ricordi, sparsi, appesi ad asciugare all'infinito dentro ad un cassetto. Ogni volta che lo riaprirò per cacciarci dentro altro vedrò fotografie, manoscritti, scontrini fiscali e non fiscali, lettere, vignette, corde, e tanto nastro adesivo nero, vestiti ancora bagnati, cibi ammuffiti, sapori, odori, profumi, aloni di caffè, macchie di sugo, risate, i dentini di quando ero piccolo e i denti del giudizio, il mio diploma, il mio "distinto" delle medie, quei 9 mesi, e queste piccole parole che m'hanno riempito di gioia per così poco.

Sono cascato in una buca di letame, quasi quasi annegavo.