mercoledì 14 dicembre 2011

altalene

Quelle voci sono dentro.
E richiamano la mia mano, che vuole e non vuole. Che prende ma lascia sfuggirsi le parole e le situazioni come sabbia nel pugno, a la Max Gazzè.
Come capelli lunghi di donna su un cuscino.

Preventivavo il vuoto, ma misuravo la gioia.
Come si misura la gioia? Come si calcola? Come la si può prevedere?

Cani. Abbaiano.
Percorrono tragitti ripetitivi. Passi corti, malissimo distesi e odore di aceto.
E' come uno schianto, e negli schianti per certi versi ci si consolida.
Si, consolidarsi nello schianto.
Paradossalmente sarebbe come appendere del liquido ad asciugare. Ma asciugare dal male.

Appiccicosi e lucidi, come se ci stessimo spalmando una crema contro le malattie. Usurai della dolce luce, sotto la quale nulla può accadere. Niente e nessuno può farci del male, finché siamo qui sotto. Illuminati.
Appiccicoso e lucido.
Maestoso ma umile.
Un libero incatenamento al midollo.
Superbo!