domenica 26 gennaio 2014

Muse non ispiratrici e sportelli senza più cerniere.



Circoncisioni metaforiche

Circoncisioni non metaforiche.

Albergare

constatando

elargiti

vagiti

e spruzzi da acini amari

negli occhi.

Annusare

che è inverno ma non fa freddo

e che

ci sono pochissime poche gioie,

fondamentalmente.

Equilibri da rispettare.

E quello che manca,

è il farsi altre domande,

invece di dar sempre la colpa agli altri.

mercoledì 8 gennaio 2014

La verità è che non so più cosa fare.




I’ve been waiting
 for you to say the words as we sail across the universe, entertaining.
You bring me to a stare
, as you have your heart into the air.


I walk away and play it safe
.
It’s strange how it works.

Take your vices and throw them in the drain
, while you’re laughing in the pouring rain.
Are you sorry?

Well can you find the words?


You just say the lines that you rehearsed

.
I walk away and play it safe like you.
I’ll just walk away and play it cool.

It’s strange how it works.
I walk away and play it cool.
It’s strange how it works.

Le trovi le parole?
Non scopro certo l'acqua calda, io.
Anzi confermo a me stesso quante volte ci si debba davvero fermare un po' a riflettere, anche se con il cuore sempre dolente, per ritrovare una sorta di scorrere più fluente, più caldo.
Senza tirare in ballo chissà quali artifici meschini per giustificare la necessità di rinnovamento.

Varcare la soglia (senza essere tornato ancora indietro) mi sta mostrando cos'è davvero la merda nel cervello; mi ha permesso di modellarlo ed aprirne le fibre per vederne gli interni, i nervi, per capire i meccanismi d'innesco, per capire come fa a provocare questi malcontenti, questi spasmi diurni nel petto e queste sofferenze notturne.
Mai prima mi ero trovato a dover usare le mie mani per quello.

Mi lavo con regolarità, ma ad oggi sta roba non è ancora venuta via.

Ripeto continuamente a me stesso che pulirò le mie superfici in ogni occasione, ma so bene che la sua vera bellezza rimarrà nell'anima che, a dirla tutta, non pensavo di avere ancora, né di trovarla così fertile e viva.
Le volte che lei sembrava potesse leggermi la mente aprendomi il cuore, sono solo rumori trasdotti da pessimi campioni confusi.
Sono solo immagini lontane, da faticare quasi a ricordarle, la sua voce, la sua risata e le sue unghie nella pelle.

C'era così tanto ancora da mostrare e dimostrare.

Faticavo davvero a distinguere le sagome e perso come ero negli angoli morti, non mi riuscivo più ad accorgere che le luci le si possono trovare anche negli spazi aperti.
Vuoto come ero pensavo che di risposte non ne esistessero più.
Ghiacciato come mi ritrovavo, non immaginavo esistesse un calore, diverso certamente, ma comunque piacevole, e soprattutto sincero, senza fronzoli emotivi e senza apparenti amenità temporanee.

Privato del sonno e della veglia e asciugato com'ero, non pensavo di poter sentire più lo scorrere dei liquidi, né di poter apprezzare quanto fosse bello ascoltare la pioggia battere sul tetto della mansarda; e lasciare che quella pioggia mi bagnasse per bene, fuori sulle scale senza chiavi per entrare.
Non ricordavo quanto fosse bello bere semplicemente aprendo la bocca.
Che poi è quello che doveva essere fin dal principio.

E' stata una secchezza insensata, un insieme di illusioni che nonostante la loro umidità non mi hanno lasciato che segni bollenti dentro, e fuori.
E quel miscuglio di desideri di carne viva, sempre vivo.

Dovrò fare incetta di prodotti di marca, sia mai che così possa riuscire a lavarti via.

Sono parvenze, oltremodo finte, di sapermi gestire.
E, grazie al cazzo.