sabato 22 febbraio 2014

Malattie terminali sfortunatamente non a destinazione



Sembrate così pieni di nulla.
Avete solo reputazioni.
Raccogliete solo polvere.
Le vostre personalità sono così liquide.
Nemmeno così facendo vi asciugherete mai.
Chi vi conosce davvero?

"Disgustato da anime che non riescono ad irradiare.
Voglio trasformare le mie parole in tuono, per ridurti ad una pozza di acqua stagnante.
Mentre mi fissi con occhi pacifici, invoco l'abolizione immediata di tutto ciò che non ha uno scopo né una bellezza."

Siete "tossici di riconferme".
E non vi renderete mai conto di quale sia la vostra vera dipendenza.
Tendete a dimenticare.
Siete i primi che cambiano ma sapete solo accusare i soliti, poveri, sfigati di turno.
Siete i primi a lodare la vita, ma siete già morti dentro.

"Un diversivo nella segnaletica, giustificabile se delude. Appartieni al mio margine di spreco, alla trasparenza di un'imposizione partita male, tarata dentro, spero morta anche peggio."

Personalità buttate nel cesso.
E voi dentro a cibarvi di quello di cui non vi accontenterete mai.

Le vostre personalità sono così liquide.
Su piani che cambiano sempre l'inclinazione.

Dite di avere certezze.
Vivete del contrario.

Predicate il vero forse, ma certamente razzolate nel falso.
Forse avete il gusto del marcio.

Quanto mal di pancia in una giornata lavorativa qualunque.


lunedì 17 febbraio 2014

Come se il mondo fosse solo una vetrata non trasparente.



Ho poco da dire, ma i cocci da contare per il puzzle non finiscono mai.

Ho così tanta voglia di amare che le vene sono sgonfie e anche la pelle inizia a i segni di un cedimento normale.
Vivere momento per momento la nostra vita, come se il dopo non esistesse.
Nemmeno il domani, ma semplicemente il dopo.

Ho così tanta mancanze che le vene a volte, invece, si gonfiano. Come se fosse il sangue stesso a voler imbrattare tutto l'ambiente circostante.
Come se il cemento non fosse null'altro che cemento.
Come se le facce non fossero altro che facce.
Come se l'amore non fosse altro che un brutto dipinto da ricoprire.
Come se il dopo non esistesse per davvero.
Come se la pressione fosse talmente tanta che nessun manometro potrebbe misurarla.
Come se il vostro fosse stupore vero, senza che abbiate il tempo di accorgervi dell'onda.

A volte mi rendo davvero conto che le dimensioni non dovrebbero esistere, e che di fatto quelle che abbiamo non sono altro che fatte da noi, per noi.
Nessuno ci ha detto di fare così. Nessuno ci ha mai detto davvero che le cose non vanno bene.
Nessuno ci ha mai avvertito del fatto che invece potrebbe essere tutto giusto così.
Nessuno mi sta dicendo di essere di nuovo a pezzi. O di essere felice della sfiga degli altri.
Sono io, siamo noi, che lo scegliamo.

Saremmo dovuti essere più furbi e lungimiranti fin dal principio.
Ma, senza girarci intorno, l'abbiamo sempre saputo, in fin dei conti.

L'abbiamo sempre saputo che ad abituarsi agli occhi gonfi, ad ogni minimo sbuffo di fumo avremmo ancora patito fastidiosi bruciori.
Lo sapevamo che a buttarci a piedi uniti, senza l'acqua profonda, avremmo sbattuto i talloni sulle rocce.
Sapevamo tutto.
Certamente parafrasando: "Se una cosa può andar male, andrà male."
Che belli i momenti in cui ci illudiamo, senza smettere di crederci.

Ho odiato fortemente alcune persone recentemente, e alcune altre mi mancheranno, e altre ancora dovrò giocoforza dimenticarmele, ma mai come in questo momento ho avuto chiaro il panorama, ma senza perdermi nessun dettaglio. Memore dell'ultima volta che mi son fatto mentore di me stesso.

Un diorama preciso al centesimo, che non comprendesse quelle facce finte, tutti quei sorrisi di convenienza, le frasi che finiscono con "per quanto possibile", il finto volermi bene, le accuse di essere qualcun altro, la scemenza quando rovina la vita, il sentirmi solo, le malelingue, le prese per il culo.

Sono stufo di dovermi accovacciare per scaldarmi.
L'unica cosa che mi rende felice ultimamente è spendere in strumenti musicali.
E scoprire la perfezione in un sorriso o in una testa appoggiata ad una spalla.
Come dire, in una cosa irraggiungibile.

martedì 4 febbraio 2014

pentole e coperchi.



Credevo di aver raggiunto il top della mia montagna e che potesse essere solo discesa.
Mi ero illuso che dagli apici si potesse solo scendere, ed invece mi son ritrovato basito di sapere che gli scalini non finiscono mai.
E, volendo, potrei non smettere mai di salire.

L'illusione e la delusione sono temi ricorrenti, e la loro stessa relazione di causa-conseguenza lo è.
Talmente ricorrenti che potremmo, e anzi, dovremmo, esserci anche abituati.
Ma la merda messa li apposta per essere pestata, è sempre dietro l'angolo, e non ci potremo far nulla, non la vedremo mai, anche prestando tutta l'attenzione necessaria.
A testa alta o a testa bassa, capiterà di imbattercisi nuovamente.
E a suon di legnetti e pezzi di carta dovremo ogni volta ripulirci per bene, per non avere fastidiosi aloni di odore sotto il naso.

A meno che i cani la smettano di cagare.
O che la gente inizi ad avere più buonsenso.

Visto che l'ano dei cani, che siete voi, quella roba la produrrà sempre , facciamo che la prossima volta che succederà di dover usare tutte quelle pentole piene di merda, vi procurerete un numero adeguato di coperchi.

Almeno per l'odore.