giovedì 9 luglio 2015

Fantomatismi applicati al mio sentirmi catalogato ma comunque sempre fuori posto.



Mi sento zoppicare.
E son due settimane che ci provo a scrivere qualcosa.

Ho sensazioni e sentimenti, mancanze, colpe, pensieri.
Ho bisogno di mani nuove, per, e da, esplorare e che mi esplorino, incuriosite.
Ma che non siano mani troppo sapienti per partito preso, pensierose, imballate su temi assurdi.
Vorrei fossero mani come le mie.
E vorrei che le mie preoccupazioni non vengano viste come paura o debolezza, ma che siano accettate come tali e come parte di quella che è la mia anatomia; sono sempre sorpreso che le persone non (si) sappiano affrontare.
Ma prima di tutto sono soprattutto stufo di me, che sbaglio ancora nelle cose basilari, e come al solito non ho mai la possibilità di recuperarmi.
Sono stufo di dimenticare la voce delle persone a cui ho voluto estremamente bene, delle persone per le quali mi predispongo per dare tutto me stesso, delle persone con le quali penso sempre sia giusto aprirsi completamente.

Parlare al plurale, ma intendere singolarità.

Mi manca un po' la pelle e il suo odore, l'espressione della faccia che muta prima di venire, la risata conseguente ai miei deliri simpatici, il guardarsi pelle contro pelle allo specchio, la spensieratezza che credevo fosse quella dell'estate che arriva e mi avrebbe fatto esplodere la testa di un caldo tutto diverso, il ridere davvero di pancia lanciando la testa all'indietro.

Il resto sono varianti, curve solo apparentemente pericolose, cose dette male senza la possibilità di rimediare, o mediare.
Mi dispiace, e io che pensavo mi stessi facendo capire come io pensavo di stare capendo, e invece oggi mi sento ancora un po' rintronato dal colpo che ho preso sulla nuca, con una mazza fatta di legno inaspettato e spore di pensieri cattivi, che io, così ingenuo, non ho nemmeno sentito arrivare.

Ho capito che con dei problemi così liquidi, non si capisce come fare affinché si ritiri, tutta quell'acqua sul pavimento dell'appartamento, che è la mia testa.
Ma sono cosciente, e nonostante tutto non biasimo nessuno per non capirmi come io credo di farmi capire; perché evidentemente siamo tutti delle singolarità complicate, ma c'è chi ancora non riesce ad accettarlo, e chissà cos'è, che vogliamo per davvero.

Passerà tutto, come sempre, e come sempre mi dico.
Passerà la mia tendenza a corteggiare le emozioni degli altri prima di valutare le mie, passerà come passerà questo caldo, e passerà come questa estate che ha ancora tanto da darmi.

Volterò verso un nuovo capitolo come tutte le altre volte.
Finiranno mai le pagine?
Mi senti zoppicare?

O dovrei solo smetterla, perché forse è vero che nessuno ha questo tipo di cartilagine, modellata a padiglione, attaccato ai lati della testa.