sabato 28 gennaio 2012

Preventivavo solo l'odio.

Dimagrivano le mie emozioni sul vago divagare dell'attesa.
Non riuscivo a capire come potessi essermi spinto fino a qui, fino alle dighe del mondo, dove ogni fiume, ogni mare, ogni goccia di pioggia, ogni lacrima si rintanava per smaltire l'umidità eccessiva del viaggio, per diventare nulla e, solo poi, vapore.
A me, di fatto, interessa quel momento di nulla.

Non capivo come mai, non capivo in che modo.
Sodio.

Dimagrivano le mie emozioni, sul vago svanire dei liquidi, arrivati alla meta.
Mi sentivo succhiato, strappato, ricucito, strappato di nuovo, molestato, intorpidito, malmenato, pestato, sciacquato, ridotto a un brandello di carne che non osava rialzarsi.
Rialzarsi significava iniziare a mettere sopra i sassolini. Rialzarsi significava rinforzarsi e riprendere colore. Rialzarsi voleva dire tornare a vivere, dimenticare e boicottarle, le emozioni, dimenticarle, pulirle dalla pelle. E non morire come di peste come avrei preferito chiaramente.

Le solite idiozie, pensavo. Le solite stupidaggini che mi si infilano in testa.
Guazzabugli, pensavo. Nient'altro che guazzabugli inutili. Gomitoli.

Dimagriva anche la carne.
Facevo frollare l'anima, appesa in cantina, in attesa che l'odio venisse meno.
Umidità.

Non capivo quale fosse la strada. Non distinguevo i punti cardinali.
Non sentivo il vento leccandomi le dita.

In una stanza addobbata a festa, con drappi bianchi e rossi lucenti, come fossero vivi, mi allenavo alla vita da piccolo. Seguivo gli insegnamenti di quella che era luce vera, distinta, ferma.
Credevo, un giorno, una volta spenta, come potrò camminare ancora da solo?
Santinumi.
Gorgogli.
Rimasugli.
Forchette senza punte.
Stracci.
Libeccio.
Aprire gli occhi incollati e soffrire, troppa luce.
Uno zarathrustra imprevisto.

Cambiare aria e trasformare l'odio in perdono è trovare un amore diverso.