martedì 16 dicembre 2014

Megalodonti, mi fate venire il mal di stomaco. Allontanatevi.



Son dentro e hanno fame.
Son dentro e hanno sete.

Finalmente sta iniziando a fare davvero freddo e mai, come quando succede, inizio a sentirmi seriamente appagato dal periodo dell'anno in corso.
Il sole si vede, irradia, e starci sotto ai raggi quasi il calore lo si riesce a sentire.
Ma è l'ennesimo parafrasare la lontananza del calore del sole, che per quanto possa essere flebilmente percepibile, rimane ad una lontananza irraggiungibile.
Lo sanno tutti quello che c'è dietro la nebbia, ma risulta sempre irraggiungibile, come minimo.

Ho in testa grandissime incognite e microscopiche certezze, ma a volte mi basta un messaggio a un amico perché le cose siano migliori.
A volte basta passare una serata con una persona nuovamente vecchia, o ritrovarsi per 15 secondi con un'amica d'infanzia, dal benzinaio che ha il gpl appena fuori paese.

A volte basta non pensarci ai muscoli cardiaci, quelli che una volta li sentivo battere vicino a me.
Che a pensarci, la vicinanza mi portava ad andare al loro stesso ritmo.

Noto sempre con piacere il momento in cui i respiri di due persone si sincronizzano.
Come metronomi che partono storti, ma arrivano insieme. Quanto sia affascinante cercare il pelo nell'uovo non lo realizzerò mai per davvero.

Osservare, elaborare, incuriosirsi, scoprire, innamorarsi e poi stancarsi.
Dea della vita perfetta atipica e utopica, guidami affinché io possa rinsavire.

lunedì 24 novembre 2014

Calore che neanche i caloriferi impostati con un termostato senza fondoscala.



"Che vita è questa? Che vita sarà?"
Mi ritrovo troppo spesso a pormi domande a proposito del mio vivere il mio spazio.
Non ho risposte, se non altro trovo sempre un numero adeguato di fazzoletti per pulirmi il naso, per ovviare alla leggera allergia, perché anche io sia adeguato.

Non trovo risposte, ma magari sbaglio le domande?
E quali sono le domande giuste? Quali quelle sbagliate?

So di essere pateticamente ripetitivo, ma non è certamente mia la colpa.
"Come il continuo aspettare, che resti o non resti, che possa cambiare."
Ma quando qualcosa cambia cosa succede? Come ce ne accorgiamo?
Come capiamo che il cambiamento è quello giusto?

Mi sono dimenticato anche le cose basilari.

A 29 anni una dimensione l'avrò trovata? Avrei dovuto salire su un treno diverso, magari?
Il punto sono le ginocchia.
Il punto sono le pupille.
Il punto è il Labirinto, quello nel timpano.
Quello che quando hai problemi ti rimbalzano il medico di base prima e l'otorino poi.

"Resto qui, fermo e fragile. Mi ritrovo tra le frasi di un libro senza pagine, quella pelle che non sa rimpiangere, la dovrei perdere, cambiare, lacerare, la dovrei ritrovare, l'aria."

Non ho muri dove sbattere la testa, non ho volti da ammirare, non ho discussioni da concludere con un bacio tra bocca e guancia, occhi in cui specchiarmi, nuova aria da respirare, profumi da fare miei, pelle con cui fondermi, o anche solo confrontarne i colori e le pieghe diverse.

Palmi di naso.
Sempre grandi e grossi palmi di naso.

mercoledì 15 ottobre 2014

micro ricordi foderati di pelle umana. T(r)e



Un passo alla volta ho lasciato anche io i miei solchi dell'anima, nell'anima, e non solo nella mia.
Un passo per volta ho dimenticato anche la voce che aveva.
Solo quella risatina, di tanto in tanto, mi ritorna alla mente, come una nuvola che torna sempre con la stessa forma, ma senza che porti quasi più nemmeno la pioggia.

Ho rincorso gli eventi, li ho annusati, fatti miei per non dimenticarmeli; "quanto mai", mi verrebbe da dire.
Ma se è vero che tutto era nelle nostre mani, è inevitabile che qualcosa sia rimasto ancora spalmato sulle mie pareti, quelle del cervello; con tutte le volte che me le sono messe sopra la testa, le mani, a proteggermi.
Nei solchi della mia corteccia si trova tutto quello che riguarda il tatto, i ricordi.

Ho tirato e legato corde che non si sarebbero spezzate con nessuna forza uguale e contraria.
Ho imbastito cuciture e risvolti perché i lembi non si rovinassero, perché le cose non cambiassero mai.
Sono stato costretto a scucire e a rattoppare i buchi ed il tessuto slabrato, sulle ginocchia, per evitare di sentire freddo, e perché mi affeziono alle cose e alle persone, le vorrei sempre proteggere.
Ma poi il freddo lo si percepisce sempre, anche se l'ambiente, e la stagione, son di quelli caldi.
Anche se ciò che era non è più e ci si sente abituati a stare in un nuovo capitolo, dove non traspare più nulla se non le parole evidenziate da chissà chi, che ha noleggiato questo libro prima di me.
Mi manca da morire la vita che pensavo di aver trovato; che invece chissà dove cazzo è.

"...è il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto della tua rosa una cosa così importante.."

Vaglielo a spiegare, alla rosa.
Vaglielo a spiegare, alla corteccia.
Spiegatelo, anche a me, che in sto deserto non ci sto capendo più niente.

venerdì 12 settembre 2014

4 anni fa succedevano le stesse cose. 12/09 o 26/10 cos'è cambiato? chiaramente è ancora l'epidermide



Can we be saved?

Inspessito dagli eventi mi sento soprattutto inerme.
Crosta.
Investire ogni dannata grinza dell'anima.
Pelle.
Grovigli di automobili.
Passi stanchi.

Ho ritrovato la mia inadeguatezza in un momento di un giorno simile a quando l'ho persa, forse in sorso troppo lungo, di quelli che s'annega a pensarci.
Ne ho ritrovata un po' per ogni giorno tessuto fibra per fibra, modellata.
Quante crune d'ago dove doversi infilare.
Quanti posti nascosti da dover mostrare ai vecchi amici.
Quante porte da aprire per quelli nuovi.

Le unghie si staccheranno di nuovo dalle dita.
Si comincia camminando sui talloni si finisce con il perdere l'equilibrio.

Ho ritrovato la mia inadeguatezza, e mi sento di nuovo al sicuro.
Dalle bugie in macchie bianche sulle unghie, e dal tremolìo di una vita che avrebbe seguito una via differente di sicuro.
Avrei calpestato un percorso più curioso?
Il vomito e l'ansia di tutta una vita forse sarebbero stati sprecati per un finale felice.
Tutto ciò sarebbe stato effettivamente una importantissima e significativa perdita di tempo.
Fuori dalle città si consumava già il vuoto e dentro avevate già preso tutto.

Il cervello è confuso.
Occhiali troppo forti e arpeggi troppo lunghi.

Dentro avete già preso tutto.
E avete lasciato tutto bagnato.
Chiaramente parlo di epidermide.
Fermo, e deciso.Chiudo gli occhi e ascolto per vivere.
Limito i danni.
E chiudo a chiave.

Per paura che scappino. Le mie ansie sbilenche.

venerdì 5 settembre 2014

macrovisioni in alta definizione. due



Ce l'ho messa davvero tutta a guardare da vicino l'epidermide e i tessuti.
Ho provato ogni combinazione di obiettivi, lenti, zoom, aperture diverse del diaframma, messe a fuoco.
Ho capito che non avrei mai visto nulla senza aprir bocca.
Ho aperto bocca, ho provato a confrontarmi, per confortarmi.
Ho sentito e dato definizioni, tutte da ritoccare.
Nessuno sa, nessuno può sapere, nessuno immagina.

Non ho il cuore di ghiaccio, e se anche fosse a quest'ora dovrebbe essersi sciolto.
E' tessuto graffiato.

Sto facendo di tutto per lavare via gli avanzi di un pasto mai completato.
Ho cercato con milioni di reflussi diversi, di digerire senza far rumore.
Ho provato mille strade, mille vie per arrivare da qualche parte, senza che nulla succedesse nulla; senza che potesse alleggerirsi, lo stomaco.

E' stata ed è dura, più di quanto pensassi, e le linee sono sottili, pur con l'acqua sotto i ponti, la polvere respirata, il fumo negli occhi, il ricordo della pelle, quella che credevo fosse la mia e mia soltanto.

Poi uno invece trova online certe robe, ci muore sopra prima, ma poi ricomincia ad andare forte con le bestemmie, tanto che la luce non riesce a seguirlo né a seguirle, da quante sono e da quanto vanno veloci.
Dicevo? Fatica a mettere a fuoco?


domenica 31 agosto 2014

metodi per sfuggire al qualunquismo approfittare contorto dei giorni nostri. uno



"And after all of this I am amazed,
That I am cursed far more than I am praised."

Me ne sto fermo, banalmente in fissa a guardare l'icona della pagina dei Circle Jerks, e mi chiedo settecento cose non inerenti ai Circle Jerks. Manco ci sto pensando ai Circle Jerks.
Penso alle vacanze dell'anno prossimo, alle vacanze dell'anno scorso senza di lei, alla vita che avrei potuto vivere ma che non vivrò, alla vita che vivo, a quante sigarette ho fumato oggi, a quante belle ragazze ho visto stasera, a quanto motociclette ho visto stasera, a quanto in realtà non colleghi le due cose, a quante parole ed opinioni dovrò dire domani, al perché esistano dei tributi ai Kiss nel 2014, al come mai la gente non capisca mai quando ci si debba fermare e riflettere, senza dire una parola, al quanto sia diventata lunga la mia barba, al quanto mi manchi amare qualcuno alla follia, ai messaggi a cui la gente non risponde.

Pompa veloce come non mai, il cuore, questi giorni.
Mi sento ogni cellula e membrana doloranti.
Ho come l'impressione di essere stanco, stanchissimo, di fronte al fardello che si porta con se la notte, questi giorni.
Penso di parlarne troppo.
Ho le spalle pesanti.
Ho la testa dolorante e non riesco a prestare attenzione a nulla.
Ho tutte le soglie più basse, ho tutte le soglie annullate.

Dovevamo rimanere in silenzio.
Avremmo evitato altre notti ad occhi spalancati a guardare le travi del tetto muoversi nello stomaco.

Sono ancora in fissa, stavolta sull'icona della pagina di Hans Zimmer, e penso a una cosa non inerente a Hans Zimmer: al fatto che aggiungerò una sigaretta al conto della giornata.

Uh! Sono le 3, va nel conto di Domenica.
1.

martedì 19 agosto 2014

Articolare anomalie



Voglio solchi da dipingere.
Voglio colori diversi, anche scuri, che riempiano ogni interstizio.
Voglio vedere le pieghe della mia pelle senza avvicinarmi con gli occhi e senza microscopi a zoom digitale.
Voglio nuotare.
Voglio riempirmi la bocca di uva e masticarla piano piano.
Voglio una Raf tutta per me, pronta a partire in qualunque momento.

Mendicanti, non siete altro che mendicanti.
E le vostre bocche sempre a svuotarsi da giustificazioni fasulle che sanno di compitino imparato a memoria. 
Per me era tutto li, era la cosa più bella di tutte. 
Benvenuto in anticipo autunno, benvenute fattezze deformi. 
In fondo era solo accumulare calore per abituarmi all'inverno, citando me stesso.
Risvegliarmi fregandomene dei fiati e considerando solo i bulbi oculari e le labbra era essere qualcosa, ed esserlo per qualcuno. 

Mi rimane un sacchetto di bestemmie a entità fatte soprattutto di porci e di cani, morti. 
E il ricordo di qualcosa che anche a distanza pesa ancora come un macigno, ogni volta che non riesco a dormire. 
Girarmi dall'altra parte non cambia. 
Aprire le finestre o accendere l'aria condizionata nemmeno. 
Non esiste stanchezza tale che mi possa addormentare, stanotte.


lunedì 16 giugno 2014

Architravi approssimative.



Ho fatto conteggi che credevo perfetti alla terza cifra decimale, ma mettendo in mezzo le entità sbagliate.
Mi sono trovato con le solite pive, nei soliti sacchi, con le solite mancanze e i soliti desideri notturni, e pure quelli diurni.
Calcolare male tempi di presa, di consegna, trovando più traffico del previsto, ma paradossalmente, arrivare ancora troppo presto.
Bah.

Raccapriccianti sensazioni, al solito.

lunedì 24 marzo 2014

Corrette coagulazioni, e sotto-forme di buon umore.



Umidi unguenti attorniano le nostre mucose, e le guariscono, in silenzio, come fossero foglie che non cadono d'autunno, ma che si conservano per tornare, rigogliose ed incaute in una primavera che sa di puntualità inaspettata, e forse strana, ma ricca di dettami e di dettagli. 
Con le mani e le tasche colme di motivi forse fin troppo validi, ma solo di contorno. 

Umidi unguenti causano fortissimi pruriti.
E non è altro che il suono e l'effetto della guarigione che arriva. Di quella del tipo che te l'aspetti ma finchè non la vedi non ci credi. 
Cheratina, per il normale crescere della stessa, solita, nuova vecchia pelle. 

Ricoprivo i miei elementi come fossero fragili,in pericolo da qui all'eternità, come fossero tutti quanti da guarire ancora prima di essersi ammalati.
Non m'importava fossero solo nella mia testa o stratificati, m'importava la possibilità che fossero solo miei. 

Sono andato a dormire convinto nell'importanza della notte, ieri sera.
Mi sono svegliato ripetutamente, come se sapessi già, come se stessi aspettando quel momento da sempre.

Il mio petto ha sussultato per po', come se dal tetto stessero piovendo gocce enormi e io non potessi uscire dalle lenzuola, inzuppate d'acqua e sudore.

Ho faticato parecchio ad addormentarmi di nuovo, ma ho sorriso. 
Svegliarsi spaventati nel cuore della notte non è mai stato così utile, per ricordare i sorrisi e le parolacce che fanno sorridere.

Tutto era come se fosse spalmato sui muri, nelle lettere della tastiera, mischiato nel piccolo pranzo che mi ero preparato, nell'acqua che stava per piovere, nel freddo improvviso, nel bottone del cappotto che avrei perso di li a poche ore.

Ho visto immagini, espressioni diverse della stessa persona, voci diverse della stessa persona, occhi diversi della stessa persona riunirsi, per un istante rapidissimo, ai sorrisi e alle voci, e alle macchie sul viso, ma da più vicino.

Ho avuto davanti a me per un attimo i muscoli pronti e la cervicale allenata, le dita rapide a dipingere alberi nell'aria, il cervello giovane davvero, barili di cheratina, e sorrisi stupendi, mai creati prima, e mai notati davvero, chissà.


"Your sight blinds my eyes."

sabato 22 febbraio 2014

Malattie terminali sfortunatamente non a destinazione



Sembrate così pieni di nulla.
Avete solo reputazioni.
Raccogliete solo polvere.
Le vostre personalità sono così liquide.
Nemmeno così facendo vi asciugherete mai.
Chi vi conosce davvero?

"Disgustato da anime che non riescono ad irradiare.
Voglio trasformare le mie parole in tuono, per ridurti ad una pozza di acqua stagnante.
Mentre mi fissi con occhi pacifici, invoco l'abolizione immediata di tutto ciò che non ha uno scopo né una bellezza."

Siete "tossici di riconferme".
E non vi renderete mai conto di quale sia la vostra vera dipendenza.
Tendete a dimenticare.
Siete i primi che cambiano ma sapete solo accusare i soliti, poveri, sfigati di turno.
Siete i primi a lodare la vita, ma siete già morti dentro.

"Un diversivo nella segnaletica, giustificabile se delude. Appartieni al mio margine di spreco, alla trasparenza di un'imposizione partita male, tarata dentro, spero morta anche peggio."

Personalità buttate nel cesso.
E voi dentro a cibarvi di quello di cui non vi accontenterete mai.

Le vostre personalità sono così liquide.
Su piani che cambiano sempre l'inclinazione.

Dite di avere certezze.
Vivete del contrario.

Predicate il vero forse, ma certamente razzolate nel falso.
Forse avete il gusto del marcio.

Quanto mal di pancia in una giornata lavorativa qualunque.


lunedì 17 febbraio 2014

Come se il mondo fosse solo una vetrata non trasparente.



Ho poco da dire, ma i cocci da contare per il puzzle non finiscono mai.

Ho così tanta voglia di amare che le vene sono sgonfie e anche la pelle inizia a i segni di un cedimento normale.
Vivere momento per momento la nostra vita, come se il dopo non esistesse.
Nemmeno il domani, ma semplicemente il dopo.

Ho così tanta mancanze che le vene a volte, invece, si gonfiano. Come se fosse il sangue stesso a voler imbrattare tutto l'ambiente circostante.
Come se il cemento non fosse null'altro che cemento.
Come se le facce non fossero altro che facce.
Come se l'amore non fosse altro che un brutto dipinto da ricoprire.
Come se il dopo non esistesse per davvero.
Come se la pressione fosse talmente tanta che nessun manometro potrebbe misurarla.
Come se il vostro fosse stupore vero, senza che abbiate il tempo di accorgervi dell'onda.

A volte mi rendo davvero conto che le dimensioni non dovrebbero esistere, e che di fatto quelle che abbiamo non sono altro che fatte da noi, per noi.
Nessuno ci ha detto di fare così. Nessuno ci ha mai detto davvero che le cose non vanno bene.
Nessuno ci ha mai avvertito del fatto che invece potrebbe essere tutto giusto così.
Nessuno mi sta dicendo di essere di nuovo a pezzi. O di essere felice della sfiga degli altri.
Sono io, siamo noi, che lo scegliamo.

Saremmo dovuti essere più furbi e lungimiranti fin dal principio.
Ma, senza girarci intorno, l'abbiamo sempre saputo, in fin dei conti.

L'abbiamo sempre saputo che ad abituarsi agli occhi gonfi, ad ogni minimo sbuffo di fumo avremmo ancora patito fastidiosi bruciori.
Lo sapevamo che a buttarci a piedi uniti, senza l'acqua profonda, avremmo sbattuto i talloni sulle rocce.
Sapevamo tutto.
Certamente parafrasando: "Se una cosa può andar male, andrà male."
Che belli i momenti in cui ci illudiamo, senza smettere di crederci.

Ho odiato fortemente alcune persone recentemente, e alcune altre mi mancheranno, e altre ancora dovrò giocoforza dimenticarmele, ma mai come in questo momento ho avuto chiaro il panorama, ma senza perdermi nessun dettaglio. Memore dell'ultima volta che mi son fatto mentore di me stesso.

Un diorama preciso al centesimo, che non comprendesse quelle facce finte, tutti quei sorrisi di convenienza, le frasi che finiscono con "per quanto possibile", il finto volermi bene, le accuse di essere qualcun altro, la scemenza quando rovina la vita, il sentirmi solo, le malelingue, le prese per il culo.

Sono stufo di dovermi accovacciare per scaldarmi.
L'unica cosa che mi rende felice ultimamente è spendere in strumenti musicali.
E scoprire la perfezione in un sorriso o in una testa appoggiata ad una spalla.
Come dire, in una cosa irraggiungibile.

martedì 4 febbraio 2014

pentole e coperchi.



Credevo di aver raggiunto il top della mia montagna e che potesse essere solo discesa.
Mi ero illuso che dagli apici si potesse solo scendere, ed invece mi son ritrovato basito di sapere che gli scalini non finiscono mai.
E, volendo, potrei non smettere mai di salire.

L'illusione e la delusione sono temi ricorrenti, e la loro stessa relazione di causa-conseguenza lo è.
Talmente ricorrenti che potremmo, e anzi, dovremmo, esserci anche abituati.
Ma la merda messa li apposta per essere pestata, è sempre dietro l'angolo, e non ci potremo far nulla, non la vedremo mai, anche prestando tutta l'attenzione necessaria.
A testa alta o a testa bassa, capiterà di imbattercisi nuovamente.
E a suon di legnetti e pezzi di carta dovremo ogni volta ripulirci per bene, per non avere fastidiosi aloni di odore sotto il naso.

A meno che i cani la smettano di cagare.
O che la gente inizi ad avere più buonsenso.

Visto che l'ano dei cani, che siete voi, quella roba la produrrà sempre , facciamo che la prossima volta che succederà di dover usare tutte quelle pentole piene di merda, vi procurerete un numero adeguato di coperchi.

Almeno per l'odore.

domenica 26 gennaio 2014

Muse non ispiratrici e sportelli senza più cerniere.



Circoncisioni metaforiche

Circoncisioni non metaforiche.

Albergare

constatando

elargiti

vagiti

e spruzzi da acini amari

negli occhi.

Annusare

che è inverno ma non fa freddo

e che

ci sono pochissime poche gioie,

fondamentalmente.

Equilibri da rispettare.

E quello che manca,

è il farsi altre domande,

invece di dar sempre la colpa agli altri.

mercoledì 8 gennaio 2014

La verità è che non so più cosa fare.




I’ve been waiting
 for you to say the words as we sail across the universe, entertaining.
You bring me to a stare
, as you have your heart into the air.


I walk away and play it safe
.
It’s strange how it works.

Take your vices and throw them in the drain
, while you’re laughing in the pouring rain.
Are you sorry?

Well can you find the words?


You just say the lines that you rehearsed

.
I walk away and play it safe like you.
I’ll just walk away and play it cool.

It’s strange how it works.
I walk away and play it cool.
It’s strange how it works.

Le trovi le parole?
Non scopro certo l'acqua calda, io.
Anzi confermo a me stesso quante volte ci si debba davvero fermare un po' a riflettere, anche se con il cuore sempre dolente, per ritrovare una sorta di scorrere più fluente, più caldo.
Senza tirare in ballo chissà quali artifici meschini per giustificare la necessità di rinnovamento.

Varcare la soglia (senza essere tornato ancora indietro) mi sta mostrando cos'è davvero la merda nel cervello; mi ha permesso di modellarlo ed aprirne le fibre per vederne gli interni, i nervi, per capire i meccanismi d'innesco, per capire come fa a provocare questi malcontenti, questi spasmi diurni nel petto e queste sofferenze notturne.
Mai prima mi ero trovato a dover usare le mie mani per quello.

Mi lavo con regolarità, ma ad oggi sta roba non è ancora venuta via.

Ripeto continuamente a me stesso che pulirò le mie superfici in ogni occasione, ma so bene che la sua vera bellezza rimarrà nell'anima che, a dirla tutta, non pensavo di avere ancora, né di trovarla così fertile e viva.
Le volte che lei sembrava potesse leggermi la mente aprendomi il cuore, sono solo rumori trasdotti da pessimi campioni confusi.
Sono solo immagini lontane, da faticare quasi a ricordarle, la sua voce, la sua risata e le sue unghie nella pelle.

C'era così tanto ancora da mostrare e dimostrare.

Faticavo davvero a distinguere le sagome e perso come ero negli angoli morti, non mi riuscivo più ad accorgere che le luci le si possono trovare anche negli spazi aperti.
Vuoto come ero pensavo che di risposte non ne esistessero più.
Ghiacciato come mi ritrovavo, non immaginavo esistesse un calore, diverso certamente, ma comunque piacevole, e soprattutto sincero, senza fronzoli emotivi e senza apparenti amenità temporanee.

Privato del sonno e della veglia e asciugato com'ero, non pensavo di poter sentire più lo scorrere dei liquidi, né di poter apprezzare quanto fosse bello ascoltare la pioggia battere sul tetto della mansarda; e lasciare che quella pioggia mi bagnasse per bene, fuori sulle scale senza chiavi per entrare.
Non ricordavo quanto fosse bello bere semplicemente aprendo la bocca.
Che poi è quello che doveva essere fin dal principio.

E' stata una secchezza insensata, un insieme di illusioni che nonostante la loro umidità non mi hanno lasciato che segni bollenti dentro, e fuori.
E quel miscuglio di desideri di carne viva, sempre vivo.

Dovrò fare incetta di prodotti di marca, sia mai che così possa riuscire a lavarti via.

Sono parvenze, oltremodo finte, di sapermi gestire.
E, grazie al cazzo.