lunedì 29 febbraio 2016

Pensieri rapidissimi senza doverci riflettere troppo

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"I remember well the day that I got my first tattoo: I was so scared before, and after I was so proud that it was new. But these days I've gone and got me many more, and sometimes I get more when I get bored. One for every year I've lost"

Perciò?

Pensavo ai pericoli sabato sera, pensavo ai miei compagni di scuola cresciuti.
Pensavo a come siamo cambiati, separatamente l'uno dall'altro, e a come questa lontananza non sia durata per caso.

Sono felicissimo ora, di quando da piccoli o eri figo perché baciavi le ragazzine, o eri sfigato perché non riuscivi con le ragazzine e avevi la bicicletta più straccia degli altri, e ti scrivevano "gnurant" con la scolorina sulla sella.

Sono felicissimo ora di vederle, le stesse ragazzine cresciute (invecchiate) solo di corpo, sciupate, bruciate subito, sorridenti a metà, incinta chissà di che padre. E sono ancora più contento di vedere voi ragazzini cresciuti solo nel corpo e nel portafoglio. Però li spendete proprio male.

Servirebbe uno stoppino nuovo a voialtri, un contenitore non bruciacchiato, nuove narici e nuovi lavori di cui parlare.
Siete noiosi, voi e i vostri cocaina e vino bianco fermo.
Siete noiosi, nei vostri cantieri.
Siete noiosi nel vostro champagne ordinato e brillantamente pagato da voi.
Siete noiosi, del come deridete ancora i soliti poveracci.

A parte i soliti ho salvato pochissimo.
Mi rincuora aver incontrato persone che credevo perse e invece ho trovato rinnovate, forse rinsavite da matrimoni troppo precoci, forse sorridenti per circostanza o forse sorridenti per davvero, o forse per sdrammatizzare la delusione dalle conferme.

La brava gente la si distingue, la merda la si annusa da lontano.

venerdì 26 febbraio 2016

cumuli di polvere e schiena ricurva fantasticando su mattinate diverse



#Buongiorno
Stamattina il sole non splendeva, ma mi fa sempre sorridere vedere chi parcheggia fuori sudare di primo mattino per raschiare il ghiaccio dal parabrezza. Onomatopee di ogni tipo nell'aria.

Mentre esco per buttare il sacchettino di Lain, saluto Eleonora, una ragazza bellissima che abita di fronte a me. Non sento parolacce uscire dalla sua bocca, ma ho scommesso ne stesse dicendo un sacco, perché il risultato del raschiamento era evidentemente una merda.
Avrà avuto una pessima visuale andando a lavoro, o all'università, o dovunque vada tutte le mattine che la incrocio a 7.40. A quell'ora io sono in ritardo, ma ho un garage.

La mia visuale invece è sempre perfetta e mi stupisco sempre tantissimo quando, guardando a nord dallo svincolo della Bre.Be.Mi, con il cielo pulito, riesco a vederle come fossero a 1 metro da me le Alpi, imbiancate ma meno del solito, pulite, ferme, pacifiche, pesantissime.
La montagna è ignara di quello che succede a valle, e a valle siamo ignari di quello che succede alla montagna, ma è sempre così bella da guardare, nei suoi molteplici scorci, che quando sono così visibili diventerebbe anche curioso, anche se dispendioso in tempo, stare ad analizzarli e ridisegnarli tutti, con la precisione di una matita ben temperata.

Ho solo un paio di kilometri con il Nord davanti a me, ed è incredibile come ogni volta faccia gli stessi identici ragionamenti, ogni volta, ogni dannatissima volta.

Quanta roccia c'è nelle montagne?
Quanto cuore c'è nelle montagne?
Qual'è il peso specifico di queste menate che mi faccio entrare nella testa?
Cazzo ma, son sempre state li uh?
Sarà difficile arrivare la sulla cima? Intendo il puntino? Si potrà? Non si potrà?

E' pazzesco il concetto di: Montagna.

montagna
mon·tà·gna/
sostantivo femminile
1.
Rilievo della superficie terrestre, di altezza non inferiore ai 600 m, caratterizzato dall'origine almeno terziaria e dall'aspetto almeno parzialmente impervio; può implicare l'idea di quantità o massa insolitamente grande, cui si associa l'idea del peso oltre che delle dimensioni.

Una mattina dovrei farlo di uscire di casa per andare a lavoro normalmente, arrivare a quello svincolo, fermarmi, comporre il numero del mio capo, chiamarlo per dire che non riuscirò ad andare a lavoro, e andare dritto a quel Nord e fin dove possibile, guidare.
E poi fin dove possibile, camminare.

E' dall'estate islandese che non faccio una gran camminata, ne avrei bisogno, e otterrei quella sensazione. Quella che tutte le volte me la dimentico ma quando la ritrovo è una gioia pazzesca.
Sembra di avere una di quelle lavagne magiche con quel cursore da spostare per cancellare tutto, però nella testa.
In un giorno qualunque è una roba bellissima, quella di sentire l'esatto momento in cui ci si riesce a pulire da tutto e da tutti.
Quell'esatto istante in cui le cose son sempre in salita si, ma chiarissime, e completamente visibili e riconoscibili. Spiegate e capite, che non avrei scuse perché sarebbe tutto fin troppo semplice.

E se sotto a tutta questa mattinata inventata ci fosse questa canzone, chi me lo farebbe fare di tornare indietro, a casa, o in ufficio?

Solo Lain forse, ma mi porterei anche lei, che forse una volta la farei felice davvero.



giovedì 25 febbraio 2016

Parole al vento come al solito



Non vale più nulla.
Non vale mostrarsi, non vale esporsi, non vale far vedere le proprie paure?
Non vale farsi conoscere?
Non vale più aprire i cassetti e anche se odoranti di chiuso da anni, mostrarne il contenuto?
Non si fa più di dire a una ragazza quanto sia bella, la prima volta che la si vede?

Non si dice più "Grazie", "Per cortesia", "Prego", "Si figuri"? E "scusa" quando ci si scontra per sbaglio?
Perché non posso dire a una persona che le voglio bene anche se l'ho appena conosciuta?
Dobbiamo per forza odiare i nostri ex?

Nessuno la fa più un piccolo ritorno sui proprio passi ogni notte prima che ci si addormenti?
Non si fanno più i propositi, intendo quelli realizzabili?

Non ci si incontra solo per chiacchierare? Bisogna per forza che ci sia qualcosa da fare?
Perché?

Perché non abbiamo tutti un gatto?


mercoledì 24 febbraio 2016

Pallottole velocissime si infilano nelle mie orecchie




Nelle mie vicissitudini odierne mi sento di starci bene.

Ho ribaltato le cose per l'ennesima volta, mi son trovato a riordinare gli armadi in base a come cambiano le mie abitudini, non certo per il cambio stagionale, almeno non quest'anno, il sedici ma anche il quindici.

Ho imparato e passare la spazzola adesiva ovunque e ho capito che non basta farlo una volta per sempre.
Ho imparato un pochino di più cosa vuol dire "costanza", ma solo in certe cose.
Lungi da me rispettare la regola del "basta mezzora al giorno", perché faccio sempre fatica a mantenermi allenato nel pianoforte. figuriamoci nel lavaggio regolare delle lenzuola di scorta o cose come la spesa, catalogare le bollette, prepararmi il pranzo per il giorno dopo.

L'esilio temporaneo islandese torna sempre come monito positivo di come sto senza nessuno intorno. Metodico e incosciente, ma sempre sicuro di fare la cosa giusta.
E sono sempre così spaventato quando lo scopro. E ogni volta suona come suona una novità piacevole, fa tremare lo stomaco e annulla il resto dei problemi.

"Un Tigri e un Eufrate nella mia arida Mesopotamia epidermica".

Forse non dovrei aver così paura del Nulla, lo so che una camera sempre prenotata li ce l'avrò sempre.
Non perché abbia amici a tenermi il posto, semplicemente ci ho scritto sopra il mio nome la prima volta, con la punta di una forbice, sulla porta.
"Enjoy your staying", dissi a me stesso da unico auto-invitato.

Io l'ho capito che non ho bisogno di niente, ma da qui all'accontentarmi, altro che mare.
Citando mia madre, Ciao Mare.