lunedì 11 settembre 2017


Gli esseri speciali che volano nella notte, altro non sono che i miei arti immaginati che si staccano dal mio corpo e semplicemente acquistano velocità, e un tempo che non esiste.
Non mi capitava mai di svegliarmi nel cuore della notte e pensare alle mie dita come invertite, e non mi ricordavo il tempo di aver avuto la sensazione di chi ha un moncherino, che sente il prurito al piede ma non ha più quel piede.
"E' così che va la vita e le scelte che facciamo, che i rimasugli, certi rimasugli, non se li porta mai via davvero."
E' Settembre, e come al solito non c'è anno e giorno in cui non mi torni in mente tutto. Sgorga, sgorga tutto sempre, il desiderio, la pelle che ancora me la ricordo, le unghie che ancora me le ricordo. Manca, manca tanto sempre tutto della nostra bolla. Era ogni giorno come fosse il primo, e ancora ruoto le convinzioni sul perno del deisderio, per ingannare l'inveccchiare del tempo con le pinze dell'attesa. Scemo, sei scemo se vuoi sorgere adesso. Cosa lo stai illuminando a fare il mondo?
Con quello che è evaporato non riesce a dissetarsi più nemmeno l'aria, e continuo a mortificare i miei sogni, io. Mortificavo i nostri orgogli puntiformi e dispersi , sull'ordinata e l'ascisse delle nostre anime vi siete seduti a prendere fiato, demoni della merda.
Voi e le vostre spettrali conquiste.
Ci rimarremo male, noi e le vostre casuali ragioni nell'ammettere che quella si che era luce, l'unica che in fin dei conti abbia mai potuto illuminarmi davvero.

martedì 20 giugno 2017

Altri echi vivono

Thomas Stearns Elliot stavolta non c'entra.

Lastricavo la mia strada di mattonelle anti scivolo, ormai ero troppo preso e preoccupato di poter cascare di nuovo. Attendevo la fine con la stessa eccitazione di uno che attende un nuovo inizio, o come la fine definitiva, non importava. Importava esserci con la coscienza di non poterlo raccontare.

Stufo, stanco, rotto, schiacciato, caduto, rialzato, caduto.

Saranno le continue disillusioni, saranno i continui muri e i continui musi contro, mi dicevo.
Lastricavo la mia esistenza di palliativi, per un costante effetti placebo da cui mi stava bene non andarmene. Non credevo di avere forze così nuove, né intenti così puri, non di nuovo.

Stare per tanto lontano da tutti, se ti piace, ti piace proprio tanto.
Ti piace tanto finché non incontri qualcuno che rompe quel filo. All'inizio quasi ti scontri con il cambiamento, poi invece hai la possibilità di vedere il mare dove non c'è il mare, vedi la luce al buio e ti sembra che giorno e notte siano la stessa cosa.

Quando arriverà, il vero cambiamento, sarò li per vederlo? "Avrò mani abbastanza grandi? Avrò denti, ossa, nervi?" Saranno abbastanza grandi i miei sentimenti?
E sarà quello che mi aspetto che sia? Sarà lo stesso mare e gli stessi occhi che ho prima immaginato di vedere e poi visto per davvero?

Non c'è limite al modo in cui il mondo mi stupisce, e non c'è limite a quanto vorrei costantemente guardarti gli/negli occhi o appoggiarmi a te ridendo per una mancata pronuncia francese nonostante il mio inconfondibile rotacismo da erre moscia.

E' questione di immensità, e di immensità vere, quante posso dire di averne viste?
Probabilmente due, e sono composte da sclera, iride e pupilla.

venerdì 19 maggio 2017

Tutti i miei giorni


Credo molto alla solitudine.
Credo molto a me stesso quando mi convinco della montagna e me la sono lasciata alle spalle.
Credo sempre tanto, davvero tanto, che i quadrati entrino nei quadrati e i triangoli nei triangoli.

Ne ho scalate tante. Alcune erano colline, altre erano discese da risalire dopo, altre ancora erano ripide al massimo delle percentuali di pendenza, altre erano orizzontale e parevano piane, facili, incredibilmente facili e percorribili senza allenamenti speciali e corse a perdifiato ogni giorno per abituarsi al peggio.

Al peggio non ci si abitua mai, e nemmeno al meglio.

Tutti i miei giorni.
Di cosa sono fatti tutti i miei giorni?

Sono carbonio, sudore facile, mancanza costante di casa e acqua, polpastrelli alla ricerca di qualcosa. Sono sorrisi sprecati, sorrisi veri, risate sguaiate e preoccupazioni costanti in egual misura.
Sono tentativi, i miei giorni sono tentativi di normalità, di arrivare da qualche parte, di arrivare finalmente da te per restarci almeno 5 secondi, che sarebbero comunque interminabili.

Cerco spontaneità, sorrisi, battute cattive ma che partono con troppi denti visibili dietro le labbra, davanti alla voce.
Voglio giorni con l'anima esposta, e l'entusiasmo di volare per la prima volta sopra dei cieli fatti di merda, immerso in una nebbia qualunque.
Che poi stai a vedere che quella dietro è sempre casa mia.

Voglio tutte le fette che non ho mai mangiato e le foto che non ho mai fatto, voglio rinsavire ancora una volta, e scoppiare ogni ago che ho infilzato nella pelle, in tutte le direzioni.
Vettori infiniti, tracce irriconoscibili, brandelli di carne.
Intelligenza e mucose vive.

 Mi manca ancora tutto e non capisco perché mi manchi così.

Sperando in un tale ispessimento tale da magari chiuderlo sto blog di merda, un giorno.
Sperando in un tale nichilismo che azzeri tutto senza possibilità di ricaricamento, per zittirla quella parola sussurrata a me stesso per dirmi che va sempre tutto bene.

 Tutti i miei giorni, questi giorni, riassunti, finiscono con me che annego nel pavimento del mio salotto.

 "When even breathing, feels alright"

venerdì 12 maggio 2017

Escapologia e desiderio


Portavo argomentazioni plausibili a me stesso: chiusa una porta si apre un portone, morto un papa se ne trova un altro, luoghi comuni. Solo una serie di luoghi comuni, ma senza la forza per crederci.

Invece, davvero, è apparso qualcosa. Davvero era illuminato di più il mondo, quel momento.
Davvero mi son sentito irradiato e irrorato (Parole indicibili per me) di luce e schegge di vetro che non mi hanno fatto male.
Erano tagli nella faccia ma non bruciano. Erano fogli di carta a dividere in due la pelle ma davvero non si sente niente, e non c'è sangue, non c'è niente da vedere e non uscirà più niente dalle mie vene.

Mi sento invaso dalla prosopopea dei suoi sorrisi da entità che non esiste, non ancora.
Fidarsi, è crescere o regredire?
Se ti guardassi ora negli occhi mi verrebbe voglia di mangiarti via la faccia.