venerdì 27 agosto 2010

Your english is better when you're drunk

Con un sottofondo che non ha nulla di musicale mi vedo un po' appassito, nonostante i picchi siano stati clamorosi.
Ma, lo sappiamo, viviamo in vortici di sabbia e insetti sconosciuti, siamo polvere di un monte ore di sonno mancate incredibile.
Siamo succubi di un tessuto che a volte non funziona a dovere, ma pensiamo comunque di poterla fare franca.

Ma che poi, dov'è che vogliamo andare?

Alleno le dita e man mano che mi propendo di nuovo alla vita normale, mi sembra che siano passati anni, mi sembra di non aver mai fumato, mi sembra di non avervi mai conosciuto, il tempo mi sembra che sia vento, polvere, pioggia, e fango sulle scarpe.
Non mi rendo conto di nulla ormai.

I giorni sono un su e giù del sole, e per certi versi vorrei che questa fosse la mia normalità.
Quella che uno dopo un po' la si chiama routine.

Vorrei tante cose ora.Vorrei una fetta di tiramisù, vorrei vedermi ancora avvinghiato, vorrei il conto senza sconti, vorrei tornare a modificare i miei contorni a forza di scalfirli con i sassi, vorrei sopravvivere inghiottendo bacarozzi, vorrei inseguirti fino a che sia io che te moriamo, both.

Mi sembra come se la vita non fosse mai sbocciata quest'estate.
Signore, non farmi dimenticare. Non voglio dovermi sforzare di ricordare.

Io ora invece vedo solo volti spenti.
Il mio che è acceso a metà. E fa sempre così caldo.
Volti che non hanno voglia di dire nulla, eppure ne avrebbero di cose da raccontare.
E io che ho sempre avuto paura di essere ripetitivo, e ridicolo.
E confido per una volta che anche si possano dire cose sensate.
Ho una felicità che tenderà a spegnersi velocemente per fattori eventuali ma che sicuramente succederanno, ma che per ora mi tiene in uno spazio che è si stretto, ma che al contempo mi contiene perfettamente.
Prende la mia forma, si forma, si muove.
E' molto sottile ma lo percepisco come resistente.
Sono tutti i sorrisi che ho visto.
Forse quegli stessi che ora sono quelle facce spente, marroni, con la barba appena fatta e le infradito.
Sono le nuvole che ho toccato con le punte delle dita in 2 notti.
It's because of the clouds, and because of the snakes. Let's go in your car, on the backseat.

Mi sono sentito il re del mondo per un po', e ringrazio perché a momenti me lo si deve addirittura ricordare.

Ho adorato quelle mani. E quell'odore come di pelle pulita.
Come le vorrei avere ora, al posto delle mie.
Ho adorato quelle voci e quei serpenti.Ho adorato quelle mele.

Ho sputato per terra, passato ore ed ore al silenzio, macinato kilometri al buio per vedere soddisfarsi la mia curiosità, e vedersi materializzare degli occhi di un colore nuovo, ma quasi già conosciuto una volta. In un momento simile.
Ho osato usando gli occhi, e mi sono visto uno sguardo di risposta.

Ho adorato e allungato le mani sulla mia fetta di torta. Come se tutti già sapessero che il domani non si sarebbe svegliato.

Dove sei stato fin'ora? Where the fuck have you been?

Continuo a non nutrire simpatia, ma in questo momento la vita mi ha detto di stare tranqui.

2 commenti:

deasense ha detto...

Mi sono più o meno ritrovata in queste righe mentre il tempo mi sta più o meno scivolando addosso... Mi sto pure un pò sulle palle quando mi siedo sul mio dolore. Mi prenderei a calci da sola.... Ma tant'é...

Irene Speretta ha detto...

Per il tiramisu, posso pensarci io. Sono una pasticcera, cheddiamine!