martedì 27 aprile 2010

il bello della diretta

Saliva in lacrime dagli occhi. E silenzio, tantissimo silenzio comprato in sacchetti pronti all'uso, e pronto alla deflagrazione.
Aggettivi. Ne mancano sempre. Ne mancano perché vorremmo meglio-descriverci la vita.
Mancano gli aggettivi, ma non il silenzio, in parole da non dire mai. Guai anche solo a pensarle. Rovineremmo la reputazione che ci siamo guadagnati.
Ma quanto vorrei dirle, urlarle dalle mie finestre senza le maniglie.
Mi sento un polmone pieno di polvere da sparo respirata per anni, in autostrada, pronto ad esplodere.
Muscoli involontari. Stupidi muscoli involontari.
Ho seminato, e raccolto. Me ne sono cibato quando ho potuto. E ne ho bevuto, ingozzandomi anche.
Ho distinto tutte le divinità coi miei stessi occhi, ed ora ne subisco ogni singola conseguenza e convenienza.
E le conseguenze non sono mai sublimi per il cuore.
Sono un Dedalo incosciente ed ingenuo. Dovevo restare lì fermo, incollato, immobile.
Come una zanzare attirata dalla luce, in fondo, ho insistito, e fallito.
Erano vele spiegate, e capite. Spinte da un vento che puzza ancora d'amore mai scordato e lasciato al ricordo di un sapore che sapeva di cioccolato sulle labbra.
Puzza d'amore ma lo raffredda il cuore. Brilla ma non lo scalda. Come centinaia di chiodi che lo pungono.

Erano ladri di gioia quegli occhi. Ora sono solo frasi senza verbi, senza tempo.
Eppure erano gli aggettivi a mancare.
Sono disagi che sanno di profumi troppo forti.
Cosa nascondete all'olfatto?
Cosa nascondete?

C'è puzza di amore in questo vento che sa di giardini grigi il primo giorno di ogni singolo anno.
Puzza dell'imbarazzo di quando mi dimentico che c'è l'ora da cambiare.
Puzza di frasi senza verbi.
Di uomini senza tasche.
Di musica senza suoni.
Di gesti finti.
E delle mie palpebre senza più occhi dentro.

lunedì 5 aprile 2010

Oggi sono Satana,ed ho appena iniziato a vedermi volare

E' stata una vostra scelta.
Ed è solo perché ho sempre il cuore in gola, che non mi sono riuscito ad oppore con tutti i centimetri della mia pelle.
Sono sempre stato sveglio.
Ma proprio quando non avrei dovuto, mi sono sentito addormentarmi.
E mi sono sentito di accendere nuove candele, divertendomi a spegnerle con uno sbuffo.
Sorridevo a vedere quel rigolo di fumo salire e disperdersi.
Sorridevo al calore che si espandeva, e spariva.

Diluito come il petrolio nel Lambro.
Miriadi di vene che affluiscono laddove nemmeno il velluto che ho comprato riesce a deviare o annullare il corso delle cose.
Sono coltellate nei fianchi ogni mattino.
Un rivolo di caffè cade fuori dalla bocca mentre bevo. E' bollente, e quasi è piacevole che un goccio se ne esca.
Sorrido di questo, e mi asciugo con la manica della camicia.
Inspirando, lontano, noto i versi di una bambina che chiama il padre. Insiste. Forse il padre non la sente, o probabilmente è impegnato. O, meglio, la ignora.
Dovremo fare più attenzione a ciò che i bambini hanno da dirci. Perché ce lo dicono con l'ingenuità. E la purezza.
Sotto di me un varco del mercato del quartiere. Vedo uomini, donne e famiglie col passeggino, o famiglie senza passeggino.
O forse sono solo altre persone tristi e ex coppie fresche di martellate in faccia alle 4 del mattino.
Rimasugli d'amore in lacrime sul cuscino e dentro i fili del telefono.
Occhi gonfi, rossi.
Mutandine dimenticate nel letto.

Il fragore della capitale sembra sommesso questa mattina, e io non faccio altro che tentare di fumare distratto.
Ma, attento, con gli occhi, cerco di carpirne ogni movimento e notare con curiosità che la vita è davvero uguale per tutti, e che ancora tutti qui stanno dormendo.
Io ho già sonno di nuovo. Diavolo d'un Giovanni Lindo Ferretti.

Me ne accorgo sempre, sia chiaro, ma ogni volta è come se fosse la prima, è sempre così diverso, e così uguale.
Ogni volta è così triste, e sempre così affascinante.

Sono il diavolo oggi, e ho appena iniziato a farmi i cazzi vostri.
Stanno ancora dormendo tutti.
E io ho già iniziato tutto da capo.

Parlavo a punti di domanda e non mi accorgevo di quel ritardo di fondo.
Dovrò sapermi anticipare per prevedermi e precedermi, d'ora in poi.
Sto perdendo un arto per volta con ogni mina che innesco camminando ignaro.

Eppure avevo tagliato il filo rosso.
Eppure avevo ripulito i miei cassetti.
Avevo buttato i vestiti sporchi. Ma nonostante questo li ritrovavo sempre pieni di nuovo.

Nemmeno i telefoni squillavano più nelle mie mani.
Non si muovevano gli animali, e nemmeno le automobili.
Me ne chiedevo il perché.

Sembrava tutto ad una velocità ridotta in quel pezzo di mercato.
Me ne chiedevo il perché, di tanta curiosità.
Non capivo cosa avesse innescato quel nuovo naso da sentire quei nuovi odori.
In fondo era solo uno squarcio tra i palazzi.

Ma non erano altro che le bolle sul soffitto a confondermi la vista dal mio v(u)oto, che però scoppiando rifornivano di nuova aria i miei brochi.
Un saluto da sott'acqua. Per non dimenticare.

Oddio, per fortuna, quasi mi avevano confuso dal mio personale giuramento di approccio negativo.

Mi risvegliai dimenticando come avessi fatto ad addormentarmi, e tentando di sognare una nuova giornata col sole dritto in faccia.

Siete già tornate, dannate zanzare.