And I always, I always pay in, I always pay in full.
Ho tanta sete, questi giorni. Non capisca se troppa o troppo poca pazienza nei miei confronti, ma sicuro tanta, tantissima sete.
Ho provato a sbrogliare la matassa, ma sono lungi dall'avere anche un minimo risultato.
Forse non lo vorrei un risultato, forse ne ho ben donde. Continuo a ripetermi che la storia non si fa coi "forse", né con i "se", ma vacillo sul non sapere, non ancora, come maneggiare tutte queste consapevolezze. Vedo bene i sentimenti autentici, vedo bene le crepe saldate.
Preziose lo so che lo sono già, anche se i pezzi non li ho ancora messi insieme, non tutti. Esfiltrano continuamente i fluidi di ciò che provo, da ogni poro e da ogni orifizio figurato, da ogni crepa. Lo smaltimento degli eccessi di liquido ha bisogno del suo tempo. Io non lo so, quanto tempo serve? Chiamo l'idraulico?
So bene dove sono, certamente. Sento tutto, sento ogni cosa, sento troppo e sento che avrei bisogno di piangere. Forse avrei bisogno di una di quelle rage room, e di spaccare qualcosa ascoltando Mozart.
Fautore del mio sale in zucca, delle braci e della cenere che tenevo nei vasi nascosti. Ora che è tutto sul pavimento senza che scarichi da nessuna parte, ancora poco e ci dovrò stare a galla. A volte è così difficile, ma "streben nach mir selbst" ripetuto come un mantra, mi renderà soprano, mezzosoprano, contralto, tenore, baritono e anche basso. Tutto insieme in una consapevolezza gigante di tutto ciò che sono.
Mamma, hai (sempre) avuto ragione, a dirmi di stare attento, ma come potevo sapere...Mi manca così tanto raccontarti le cose che mi capitano, non più con quella scontatezza del provare a dirti di non preoccuparti per me, ma con la voglia di ascoltarti dall'inizio alla fine. La storia non si fa nemmeno con gli "avrei dovuto", perché ci tocca sempre sbattere la faccia sui sentimenti, su quelli degli altri, sulla paura e su una città di merda come Milano.
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