giovedì 16 luglio 2009

Scriviamo e viviamo emozioni, una al giorno, come medicine.
E non c'accorgiamo che ci stanno dominando.
E saremo succubi, un giorno, di noi stessi e delle nostre pastigliette.
Dormiamo sonno tranquilli, l'uomo nero non ci prenderà stanotte.

Saremo succubi di ogni semplice colpo al petto, di ogni parola.
Diagnosticheremo tutto, una malattia per volta.

Posso solo guarire.
E smettere di far grattare i miei dischi, spegnendomi ogni sera più tardi.
E rifiorire ogni nuovo giorno.
Fiero di essere al mondo.
Con tanti buchi ma senza chiodi a cui appendermi.

Sapienza. e nient'altro.

1 commento:

mIsi@Mistriani ha detto...

forse lo siamo già,un po' succubi.dei colpi al petto.nel bene e nel male.si fanno sentire.si aspettano.ci sorprendono.si vivono.poi si ricordano.rivivono.scrivono.analizzano.

a volte penso siano l'unica cosa che mi rimane.quei colpi al petto.

a volte penso che non sia nemmeno poi tanto poco.