domenica 27 settembre 2009

Ci vorebbe un detergente per vetro

Le provo sempre tutte. Le parole.
Le cerco, le trovo, le valuto, mi ci innamoro, mi ci perdo, ci immmergo gli arti, le peso, le annuso, le assaggio, le lecco, le parlo, le rido, le nascondo, ci gioco, le sbiascico.
Ma spesso le dimentico.

Dimentico i dittonghi, e dimentico dove vanno gli accenti, dimentico le h, e non uso gli apostrofi.
Che smacchi grammaticali. Oh, me misero me tapino.
Dimentico le regole base, dimentico quei sottili sentieri invisibili che uniscono tutto.
Vorrei si aprisse, la testa. La mia.

Vorrei che s'aprisse e da li uscisse tutto, per ripulirla. Per riempirla di nuovo. Pulire, riempire. Pulire, riempire. Pulire, riempire.

Mi sono stufato di delineare ogni dolcezza e ogni tristezza di queste giornate.
Mi sono stufato di cercarla, la dolcezza.
Mi sono stufato di non trovare mai dei riscontri, tangibili. Toccabili. Delineabili a vista. E a vita.
Rimane sempre tutto chiuso in una teca di vetro piena di impronte digitali non mie. E con l'allarme inserito.
Ci vorrebbe un detergente su questo vetro.

Mi sono stufato di vedere le cose da fuori, senza poterci mettere mano.
Mi sono stufato di dover staccare i rimasugli dalla lingua e di sputarli.
Mi sono stancato di scappare dopo averci provato.
Non mi voglio far catturare, ma se è questo che volete...beh, sapete dove trovarmi..

Perché non mi venite a prendere?

Quante possibilità ho?
Quanta vita ho ancora?

Ricercando la felicità sto iniziando a perdere il conto.

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