domenica 22 dicembre 2013

Indecisioni, tra ghiaccio e fuoco.



Capita ci siano momenti veramente delicati con cui convivere.
Capita di aver così tante cose chiuse in pacchetto di carta, nel cuore, che a volte anche il solo camminare risulta difficoltoso, affannoso, complicato, sgangherato, approssimativo.
Capita costantemente che nonostante gli avvenimenti, alcune cose siano troppo indelebili per cancellarle.

Inverno, finalmente. Congela tutto ciò che puoi congelare.
Ricordi, volti, sorrisi, tagli degli occhi, nasi, guance, orecchie, fianchi, unghie, cervello, mani, seni, vagine, bocche, e quei dannati angolini tra il labbro superiore e quello inferiore.
E poi odori, ricordi che sanno di aria fresca e ombre durante l'estate, secrezioni, parolacce, brutti musi, capelli, capi di vestiario.
E poi ancora congela le parole, i tratti dritti e quelli storti, la sorte nefasta, il sole.

Congela tutto.
Cosicché possa ridurre tutto in mille pezzi.
A costo di perdere ore e giorni a riuscire a disgregare tutto.
Voglio che sia tutto grande come una goccia.
Per perderlo, e dimenticarmelo per sempre.

Prodigarsi così tanto ma comunque soffrire, in certi momenti, è agghiacciante e insopportabile.

Forse sarebbe meglio invece prendere proprio tutto, spulciando in ogni angolo, raccogliendo ogni cosa, per bruciarlo senza ripensamenti.
Voler cambiare idea sarebbe stupido, improbabile e d'altro canto, impossibile.
Appiccare li, e poi lasciare che le fiamme si allarghino, evidenziando poco a poco tutti i miei contorni.
Mentre la pelle si scioglie.

Capita ci siano momenti delicati.
Capita di imbattersi qua e la, nei pezzettini.
Capita ci siano nuovi scalini certi giorni, e succede di inciamparsi ancora.

Il sole è spento e ho solo domande da fare: quanto deve durare? Quando arriviamo? Quanto manca?

Capitano pozzanghere anche quando non piove.
Capita di aver perso ogni paia di scarpe.
Che robe.

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