mercoledì 11 dicembre 2013

Escogitare nuove felicità - Per diventare una montagna di silenzio e trasformarmi in aria.



Camminavo, certo dei miei intenti, e ovviamente anche delle mie capacità forse un po' vaghe, ma sempre preciso nelle scadenze, e nelle nostalgie di quando il tempo era lui stesso più vago.
(Passeggiavo nel tempo come un esperto di fasi, e fasature, psicomotorie avanzate e precise al millesimo.)
Quando il tempo era da scandire in meno campioni. Da pesare meno. 
Quando non avevamo necessità di investire così tanto, per ottenere così poco. 
Non vedevamo mai le nostre vele sgonfie né tantomeno le nostre gole aride.
Non sentivamo freddo. Non ci spaventava il caldo. Non ci impauriva il giudizio di noi stessi.

Ora invece non esiste nave che mi possa trasportare, né una campana così grande da tener sotto i miei pensieri in questi mesi, né tantomeno che mi possa proteggere dalle alghe negli occhi, o dalla Madonna delle Catastrofi del miocardio.

Vorrei non averli certi fardelli alla bocca dello stomaco come monito prima di ogni notte; vorrei solo aprirmi alla gioia come fonte di gioia. Di nuovo senza timori, veri o presunti che siano.
Vorrei sorrisi sempre veri e fusioni limpide a qualunque temperatura.
Vorrei gioia, ma non come quella che anche io ottengo a volte.

Vorrei smetterla di scricchiolare così.
Vorrei capire tutto come a volte intendo certi sorrisi, anche quelli mancati, o quelli solo muscolo, o quelli neri.

Vorrei poter spostare tutto il resto a domani.
Oggi voglio essere polvere nella polvere, e quel solito nulla nel nulla.
Voglio non esista nessuna modalità alternativa.

In quanto a peso sulle spalle, mi sembra di avere una testa non mia.

Stringo le dita per fumare, ma tra le dita non ho niente, nemmeno lo spazio tra le dita.
Non ho nemmeno sigarette. Eppure c'è fumo nella stanza.
Decido di ricordare tutte le emozioni che avevo e quelle che ho, per annotarle, catalogarle e dividerle in sotto-insiemi multi colore. 

Scivolano come fossero viscide. Vorrei la pelle più dura.

Ho cercato di giocare con loro, appoggiandole sulle dita, accarezzandole coi polpastrelli fino ad ammorbidirle per farle diventare delle palline trasparenti. 
Mi sono scoperto molto critico.
Non abituato ad esserlo, ma selettivo.

Bomba da 3.
Folla in delirio.
Taac, canestro.

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